Tra brand che giocano la loro partita su terreni conosciuti e sicuri, e griffe che si reinventano correndo rischi e uscendone vincitrici. Ecco il meglio della quarta giornata di sfilate milanesi.

Cominciare in bellezza. Ecco che cosa vuol dire: la quarta giornata della fashion week milanese, quella di sabato, prende il via con lo show di Bottega Veneta, affidato come sempre alle mani sapienti e felici del suo direttore creativo, Tomas Maier.

Bella la location (come si dice in questi casi, la «splendida cornice» di palazzo Archinto), bella l’eleganza sempre rilassata, pratica e disinvolta delle creazioni dello stilista, che attingono (a piene mani) elementi anche dal mondo delle uniformi da lavoro, belle le ricche e quasi sovrabbondanti decorazioni che impreziosiscono capi altrimenti di una semplicità fin troppo confortante.
Ma bella, soprattutto, la vivace palette cromatica, nella quale ai neutri e ai naturali si aggiungono nuance acide e altre più calde, che sembrano arrivare dalla squisita vetrina di una pasticceria, come il glicine delle violette candite, must di questa stagione. E che, invece, prende ispirazione dalla Sala di Marmo della Kedleston Hall, una grande villa di campagna in stile palladiano progettata dall’architetto britannico Robert Adam.

Ma la bellezza più autentica e sconvolgente è quella dello sguardo e del sorriso di Lauren Hutton (leggi l’intervista), in prima fila ad applaudire il lavoro dell’amico Maier. Bella perché vera, vera perché bella: decidete pure voi in quale ordine.

 

Autore articolo originale: Federico Rocca
Link articolo: https://www.vanityfair.it/fashion/news-fashion/2017/09/24/sfilate-milano-primavera-2018-bottega-veneta-scervino-ferragamo