Lo scenario che stiamo vivendo è sicuramente uno dei peggiori degli ultimi decenni.

Milano, come tutte le altre città italiane, tenta di vivere e sopravvivere a questo ciclone che ci ha investiti; manifestazioni, tafferugli e malumori sono ormai all’ordine del giorno e la divisione tra due pensieri differenti è sempre più netta.

Partendo dal presupposto che, ognuno di noi sta provando a seguire al meglio quelle che sono le regole imposte, rimane evidente che, se da un lato c’è chi crede fermamente nella corretta gestione della pandemia, dall’altro c’è chi storce un po’ il naso, mettendo in discussione la veridicità della tutela nei confronti dei lavoratori.

Il mondo dello spettacolo rimane sicuramente una delle aree più colpite, se non la più colpita, da questa tragedia… azzardiamo a dire, forse una tra le più trascurate?

Un unico settore, un unico futuro” così recita lo slogan della protesta dei 500 bauli, i famosi flight case, divenuti simbolo della manifestazione che ha scelto Piazza Duomo come sfondo; un flash mob, 500 figure professionali operanti del settore si sono riunite per dar voce al mondo degli eventi, mostrando quanto è grande la voglia di poter lavorare.

E’ vero, l’eventistica non rappresenta un bisogno di prima necessità che fornisce servizi essenziali alla sopravvivenza del cittadino (ma che comunque traina il turismo generando un indotto di circa 65 miliardi di euro, con un impatto diretto sul PIL di 36,2 miliardi di euro/anno), però è anche vero che le persone che operano in questo ramo (569mila addetti), hanno diritto di tutela pari a tutti gli altri, senza sentirsi lavoratori dimenticati o di serie B.

Cosa ne pensate?

STAY TUNED!